
Bendicò, il famoso cane descritto nel romanzo "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, non ha avuto la fine tragica che molti lettori pensavano. In realtà, è stato imbalsamato e il processo di imbalsamazione è stato documentato da una ricevuta trovata tra i documenti inediti della lite sulla eredità di Giulio Tomasi, bisnonno dello scrittore. Il cane fu imbalsamato nel 1882 da Giuseppe Modena della Regia Università di Palermo per la somma di 81 lire. Salvatore Savoia, storico che ha scoperto la ricevuta, ha spiegato che "non fu un'invenzione di Giuseppe Tomasi né di Luchino Visconti: questo gigantesco 'cane di terranova con gli occhi di vetro' esisteva."
La lite legale per l'eredità della famiglia durò ben 65 anni, dal 1885 al 1950, e Giuseppe Tomasi di Lampedusa fu costretto a lavorare come presidente della Croce Rossa per mantenere sé stesso e la sua famiglia. La famiglia aveva perso tutte le sue ricchezze e possedimenti, incluso il castello di Montechiaro che era ridotto a un rudere. Tuttavia, la moglie di Tomasi, Licy, aveva intenzione di trasferirsi lì dalla loro misera pensione a Palermo. Tomasi dissuase la moglie dal farlo, inventando una finta corrispondenza con i carabinieri di Palma di Montechiaro che "sconsigliavano" il trasferimento, giudicato poco sicuro in tempi di rapimenti frequenti.
Nonostante le difficoltà, Tomasi riuscì a completare il suo capolavoro, "Il Gattopardo", che fu pubblicato solo dopo la sua morte. Il romanzo diventò un successo internazionale e nel 1963 fu realizzato un film diretto da Luchino Visconti con Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon. Adesso, una nuova serie Netflix basata sul romanzo è stata girata a Palermo, dove le riprese sono appena iniziate.
La serie Netflix "Il Gattopardo" sarà composta da sei episodi e prodotta da Indiana Production e Moonage Pictures. Il cast includerà attori italiani come Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni e Deva Cassel, e ci saranno anche 2500 comparse residenti in Sicilia. La serie avrà anche il coinvolgimento di una considerevole quantità di maestranze locali.
Per gli amanti degli animali, la notizia dell'imbalsamazione di Bendicò potrebbe essere confortante. Anche se il cane non ha avuto un destino felice nella vita reale, la sua imbalsamazione lo ha reso immortale. La sua presenza nel romanzo e nel film "Il Gattopardo" è ancora ricordata oggi, come simbolo dell'aristocrazia decadente dell'epoca.
In conclusione, la storia di Bendicò, il cane immortale de "Il Gattopardo", ci fa riflettere sulla nostra relazione con gli animali e sulla loro presenza nella letteratura e nella cultura. La sua imbalsamazione potrebbe sembrare macabra, ma in realtà ci ricorda che la bellezza e l'importanza degli animali possono durare per sempre. Allo stesso modo, l'eredità letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ci dimostra come un romanzo può attraversare generazioni e diventare un classico della letteratura italiana. La nuova serie Netflix basata sul libro, girata in Sicilia con un cast di attori italiani e una grande presenza di maestranze locali, è un tributo al patrimonio culturale dell'isola e alla grandezza del lavoro di Tomasi. Bendicò, il cane imbalsamato, rimarrà un simbolo dell'aristocrazia decadente dell'epoca e della grandezza della letteratura italiana.