
I polli broiler, anche noti come "polli da carne", sono una razza di polli selezionata dall'uomo per crescere il più velocemente possibile e finire sulla nostra tavola. Questi animali rappresentano il 98% dei polli allevati in Italia, un dato che testimonia l'enorme successo di questa pratica di allevamento, ma anche il suo impatto sull'industria alimentare. Tuttavia, dietro questo successo si nasconde una realtà crudele e dolorosa per gli animali coinvolti.
La selezione genetica effettuata sui polli broiler è stata avviata decine di anni fa per rispondere alla crescente domanda di carne di pollo da parte del mercato. Oggi, un pollo broiler può raggiungere un peso di 3 kg in meno di 50 giorni, un risultato impensabile solo un secolo fa. Tuttavia, questa selezione ha causato problemi ai muscoli, agli arti e cardio-respiratori degli animali, che non sono in grado di sorreggere il peso raggiunto in modo naturale.
La senatrice Gisella Naturale, del Movimento 5 Stelle, ha presentato un'interrogazione in Commissione Agricoltura per chiedere ai Ministri competenti di intervenire a tutela dei polli allevati a scopo alimentare ed evitare loro dolore e sofferenze inutili, come stabilito dalla legge europea. La senatrice ha sottolineato come la selezione genetica effettuata sui polli broiler sia in contrasto con l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che riconosce gli animali come "esseri senzienti", e con la direttiva 98/58/CE del Consiglio, del 20 luglio 1998, sulla protezione degli animali negli allevamenti, che prescrive, in particolare, che agli animali non siano provocati dolori, sofferenze o lesioni inutili.
La denuncia di Animal Equality ha portato alla presentazione di una petizione al Parlamento europeo per chiedere di porre fine allo sfruttamento di questi animali geneticamente selezionati per aumentare la produzione a discapito della loro salute. A febbraio 2023, la Commissione UE ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico e ha comunicato di valutare le possibilità di intervento per affrontare le conseguenze negative che l'allevamento di questi animali comporta nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati, prevista entro il 2023.
Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica, in Italia vengono macellati ogni anno più di 550 milioni di polli, di cui il 98% sono polli a rapido accrescimento. Alla luce di questi dati, Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministro per le Politiche Agricole e al Ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo l’abbandono totale dei polli broiler a rapido accrescimento in Italia.
In sintesi, la selezione genetica effettuata sui polli broiler ha portato alla creazione di una razza di polli che cresce troppo in fretta e che sviluppa parti del corpo come il petto e le cosce, le parti più vendibili sul mercato. Tuttavia, l'organismo di questi animali non è in grado di sopportare il peso innaturale raggiunto, causando problemi ai muscoli, agli arti e cardio-respiratori degli animali.
L'allevamento di polli broiler a rapido accrescimento ha ricevuto molte critiche da parte di gruppi animalisti e di attivisti per i diritti degli animali, che sostengono che questa pratica sia crudele e inumana. Gli animali vengono costretti a vivere in spazi ristretti e soffocanti, dove non hanno abbastanza spazio per muoversi o per esercitarsi. Inoltre, il rapido accrescimento implica che gli animali non possono raggiungere l'età adulta, ma vengono macellati ancora giovani.
In conclusione, l'allevamento di polli broiler a rapido accrescimento è una pratica controversa che solleva molte preoccupazioni. Sebbene sia stata creata per soddisfare la crescente domanda di carne di pollo, questa pratica ha ripercussioni negative sulla salute degli animali coinvolti e rappresenta un'ingiustizia nei confronti degli stessi animali. Tuttavia, le azioni di Animal Equality e dei politici che sostengono la loro causa stanno portando a un maggiore dibattito su questa pratica e sulla necessità di proteggere il benessere degli animali allevati per la produzione di alimenti.