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Caccia all'orso in Trentino: polemiche per l'uccisione degli animali

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Daniela

Sono arrivati i risultati dell'autopsia di Andrea Papi, il giovane trovato morto nei boschi sopra Caldes, e ora c'è una caccia all'orso.

Purtroppo, la caccia è già stata autorizzata dalla Provincia autonoma di Trento.

"Quell'orso deve essere rimosso per garantire la sicurezza pubblica", dice il presidente Fugatti, affiancato dal sindaco di Caldes Antonio Maini, dal presidente della Comunità Val di Sole Lorenzo Cicolini e dal dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna, Raffaele De Col.

Tutti, ormai, uniti in un unico intento e in una serie di ordinanze "contingibili e urgenti" per l'abbattimento degli orsi "problematici". La prima riguarda l'identificazione sul territorio e il successivo abbattimento dell'animale che ha ucciso il 26enne di Caldes.

Gli orsi da abbattere sono potenzialmente 4, oltre all'aggressore del runner ci sono MJ5, JJ4 e M62. In attesa della procedura di identificazione, dopo la cattura da parte del Corpo forestale trentino con la trappola tubo, gli orsi "indiziati" non saranno dotati di radio collari e rilasciati, ma verranno custoditi momentaneamente in cattività, in attesa della conferma che arriverà dall'esame del DNA.

E già nelle scorse settimane era stato lo stesso Fugatti a dichiarare che la Provincia avrebbe proceduto alla cattura e all'abbattimento di MJ5, il plantigrado di 18 anni che aveva attaccato e ferito lievemente un escursionista in Val di Rabbi.

Purtroppo, la caccia è già stata autorizzata dalla Provincia autonoma di Trento.

Tuttavia, la gestione della Provincia autonoma di Trento sembra essere portata a importare e poi imprigionare e uccidere gli orsi. Questo nonostante il progetto Life Ursus, finanziato dall'Unione Europea, al fine di incrementare la specie nelle Alpi tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia. Dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002 e oggi se ne contano circa 100. Ma la prevenzione dei conflitti tra l'orso e le comunità locali non sono state sufficienti.

Simone Stefani, Vicepresidente nazionale LAV e responsabile trentino dell'Associazione, dichiara: "Questa rappresaglia aggiungerà solo sangue innocente a sangue innocente mentre l'Amministrazione provinciale trentina, come tutte quelle che l'hanno preceduta, non è stata in grado di favorire la convivenza pacifica nel rispetto della vita degli umani e degli orsi". Alessandro Piacenza, responsabile per la Fauna selvatica dell'Oipa, aggiunge: "Se il risultato di tanto sforzo è questo, tanto valeva che quello stanziamento di denaro pubblico fosse investito altrove".

Tuttavia, esiste sempre un modo per convivere serenamente con gli animali che vivono nel loro habitat. Secondo WWF Italia, sarebbe utile focalizzarsi sulle misure e sui corretti comportamenti che rendono possibile diminuire le probabilità di episodi di questo tipo. La mancanza di implementazione di queste misure è il vero rischio per il futuro. Con l'incremento della popolazione registrato negli ultimi anni in Trentino, occorre migliorare la connettività ecologica con altre aree in modo che la popolazione di orsi possa distribuirsi meglio sul territorio, costruire la coesistenza partendo dalla sicurezza dei cittadini, dalla responsabilizzazione dei turisti e dalle opere di prevenzione per gli allevamenti.

Nonostante gli sforzi fatti per la reintroduzione dell'orso bruno, la gestione della situazione non sembra essere stata adeguata. Gli orsi hanno bisogno del loro habitat naturale per sopravvivere, e l'uomo deve imparare a convivere con loro in modo pacifico. L'uccisione degli orsi è una soluzione temporanea che non risolve il problema di fondo e che può portare solo ad ulteriori conflitti e morti.

Inoltre, il turismo ecologico potrebbe essere una soluzione sostenibile e redditizia per le comunità locali. Gli orsi sono un'attrazione naturale per i turisti, e il loro avvistamento potrebbe essere organizzato in modo responsabile e controllato, senza interferire con l'habitat naturale degli animali. In questo modo, l'uomo potrebbe imparare a rispettare gli orsi e il loro ambiente naturale, aiutando a garantire la sopravvivenza della specie e la sicurezza pubblica.

La caccia all'orso non risolve il problema di fondo dei conflitti tra gli orsi e le comunità locali. È importante trovare una soluzione sostenibile e pacifica per garantire la convivenza tra l'uomo e gli orsi. La sensibilizzazione e l'educazione della popolazione, insieme all'implementazione di misure di sicurezza e al turismo ecologico, possono contribuire a proteggere gli orsi e garantire la sicurezza pubblica, rispettando l'habitat naturale degli animali.